STRANIERX CATTIVX E STRANIERX BUONX. TUTTX STRANIERI TUTTX STRANI OGGI.

In una città sempre più turistificata e gentrificata, le zone centrali sono sempre più interessate da controlli e repressione, con modalità violente e razziste da parte delle guardie; la profilazione razziale in queste zone della città è palese.

La città di Bari è già blindata, le zone adiacenti alla stazione e al centro sono presidiate sempre da più sbirri e le misure di sicurezza non si fermeranno qui, il sindaco Leccese ha chiesto l’intervento del governo e di Piantedosi, e promesso di rinforzare l’organico in città.

A Bari, presto, ci sarà più polizia che focaccia.

Le zone di piazza Moro, piazza Umberto e piazza Cesare Battisti sono le zone adiacenti alla stazione e “ingresso” del centro cittadino, nei pressi delle vie dello shopping (Via Sparano e dintorni), e sono le piazze più importanti e centrali della città; sono i primi luoghi che lx turistx incontrano andando verso i quartieri: Libertà, Madonella e Murat. I quartieri turistici, dove si trovano tutte le maggiori istituzioni della città.

Piazza Cesare Battisti è la piazza adiacente all’università di Bari Aldo Moro, una piazza spesso al centro delle polemiche e interessata da una forte repressione, luogo di consumo e vendita principalmente di crack; è luogo di ritrovo e ristoro non solo per lx studentx e cittadinx privilegiatx, ma anche per senza fissa dimora e persone razzializzate.

Piazza Moro è la piazza della stazione,  la stazione più grande e trafficata della regione, da cui dipendono linee ferroviari importanti come la: Lecce – Milano, Bari – Pescara o la “metro” che collega la città all’aeroporto di Bari Palese. La piazza e la stazione sono costantemente presidiate da militari dell’operazione “Strade Sicure” e/o da forze dell’ordine; quando è in funzione la circolazione dei treni anche l’accesso alla galleria dei binari è presidiato da sbirri e militari che effettuano controllo dei documenti a tappetto. 

Questo è quello che succede nel quotidiano, poi ci sono tutti i blitz che avvengono in piazza, puntualmente venduti sui media come grandi operazioni di sicurezza e ordine pubblico. 

Questa piazza attualmente è interessata da dei lavori iniziati il 22 Aprile 2025 per un “completo restyling”  che renderà tutta la piazza pedonale, allestita con nuovi spazi verdi e in cui è previsto un parco urbano, e punto fondamentale, sarà “arricchita con un tecnologico sistema d’illuminazione”.

I lavori sono a cura del gruppo Ferrovie dello Stato per un importo di cinque milioni di euro.

La gentrificazione di piazza Moro è parte di un progetto più ampio di lotta al “degrado” che ha l’obbiettivo di allontanare da quella zona della città l’indesideratx. 

Già con la messa in posa di blocchi di cemento e reti a bloccare l’accesso all’area sottostante il viadotto ferroviario di Corso Italia, una lunga strada che percorre tutto il perimetro nord del quartiere Libertà e che finisce proprio in piazza Moro, le istituzioni avevano segnato la strada per la guerra al vagabondaggio.

Quell’area era un luogo “sicuro” e “protetto” dove tantx senzatetto potevano trovare riparo e riposo.

Bloccare l’accesso non bastava, quindi è stato appaltato un altro progetto, iniziato il 9 Giugno 2025 questa volta a cura del gruppo Ferrovie Appulo Lucane e affidato all’architetto Stefano Boeri dal costo di 2.8 milioni di euro.

Il progetto è stato da subito presentato come anti-degrado e con l’esplicito intento di  rendere Bari ancora più accessibile solo ai turisti.

Piazza Umberto si trova invece subito dopo Piazza Moro ed è la piazza più grande della città, ci si affaccia un ingresso dell’università ed è una piazza molto vissuta a qualsiasi ora del giorno, anche qui da tempo è costantemente presente un presidio delle forze dell’ordine.

Sindaco, questore, prefetto e qualche medio borghesx spaventatx, a fine agosto hanno avuto l’occasione perfetta per riprendere ad urlare ancora più forte che in quelle zone della città serve più sicurezza e controllo e che i problemi principali sono: stranierx, spaccio e crack. 

Quest’occasione si è presentata sotto forma di una “maxi-rissa” avvenuta il 25 sera nella zona delle due piazze. 

Dai media e qualche chiacchiera in città sembrerebbe che la rissa non sia nata dal niente, ma è figlia di una “faida” tra “gruppi di stranieri”.

Infatti durante una manifestazione svoltasi il 29 agosto, Abdul Kader, presidente della comunità del Bangladesh in Puglia, (’istituzione che dovrebbe rappresentare le persone originarie del Bangladesh)  ha spiegato che i lavoratorx Bangladesi (generalizzando un problema che potrebbe colpire tuttx lx lavoratorx del settore), principalmente quellx impiegatx nel settore della ristorazione, spesso a fine turno sono vittime di aggressioni, furti ed estorsioni da parte di “criminali”. 

I giornali riportano così le dichiarazioni di Abdul, senza affibbiare ulteriori etichette ai “criminali”.

Non hanno perso tempo invece le istiuzioni e i rappresentati delle guardie per strumentalizzare l’accaduto e parlare  di un problema legato a “una guerriglia urbana tra gruppi di stranieri”.

Per le istituzioni questo è sintomo di un’emergenza che sta colpendo la città, affiancata dal problema dello spaccio e consumo di droga che questi “gruppi di cittadini stranieri” portano in centro; contrapposti ad una “comunità mite e laboriosa come quella dei bangladesi”, vittima di una fetta di persone considerate una comunità pericolosa, incontrollabile, da reprimere e allontanare dal centro cittadino.

Così alimentando una narrazione criminalizzante per alcuni stranieri non considerati produttivi e facendo una distinzione tra stranierx buonx  e cattivx.

Lx stranierx da accogliere e proteggere sono la parte lavoratrice, facilmente sfruttabile dai ristoranti della città, sempre in cerca di braccia che sfamino lx migliaia di turistx che invadono Bari, o sfruttatx dalle aziende di delivery.

Poi ci sono lx stranieri cattivi, che sono lx stessx da torturare nei Cpr e da  rimpatriare (quando si riesce) o in alernativa rendere clandestinx per sempre.

Tutto l’ingranaggio “dell’accoglienza” segue le fila di questa distinzione, operando un classificazione dei migranti in base a che punto della macchina repressiva sono, da chi è recluso all’interno del Cpr, a chi è arrivato al Cara, fino a chi è nelle mani delle cooperative che gestiscono la seconda accoglienza.

Sembra una scalata a diventare un buon “cittadino” che subisce ogni ingranaggio repressivo fino a vincere il premio della legalità.


 Le persone che attraversano queste piazze sono in gran parte lx abitantx del Cara, che molto spesso sono le stesse ad essere sfruttate nella raccolta di olive e pomodori.

Corpi reclusi e sfruttati non hanno alcun tipo di scelta su che strada prendere, se non quella di trovare dei modi di vivere resistenti contro uno Stato oppressivo e razzista.


 Da anni Bari è pervasa da misure antidegrado e dalla narrazione della legalità. Già 30 anni fa la zona di Bari Vecchia è stata “ripulita” dagli abitanti del quartiere per essere poi venduta ad airbnb e alla turistificazione; constringendo le barivecchian ad una migrazione forzata nella periferia nella città, lontana e difficilmente raggiungibile, una zona costituita solo da palazzi a scopo abitativo e pochi servizi.

Non è solo una questione materiale, che riguarda la casa in cui si vive, ma anche una quitidinità costruita negli anni nella propria città e nelle proprie strade, che viene strappata via e distrutta per dare spazio al tanto millantato decoro.

Le strade e le piazze ormai sono solo una vetrina turistica, avendo allontanato e marginalizzato ( e continuando a farlo sempre più) tutte le soggettività indesiderate.

Le strade sicure sono fatte dei corpi che le abitano e resistono alla violenza di uno Stato fascista e perbenista, opponendosi alla logica della legalità, ma trovando forme per sopravvivere (?)

Chi viene sfruttatx nelle campagne o dalla criminalità barese è gia considerato uno scarto, in quanto corpi che raccontano la violenza e i soprusi del sistema razzista europeo,  il cui posto è in un Cpr o in carcere, lontano il più possibile dagli occhi dei turisti e dellx abitantx borghesi.

 Purtroppo la verità è diversa, e le istituzioni hanno solo avuto l’ennessima scusa per criminilizzare il nemico numero 1 dello stato. Infatti l’inverno scorso alcunx persone bangladesi erano già scese in piazza per denunciare aggressioni, furti ed estorsioni che avvenivano con le stesse modalità, ma compiute da una “baby gang” composta da ragazzinx baresi stavolta.

A seguito di quella manifestazione ci sono state anche alcune assemblee, monopolizzate da alcunx vecchi esponenti di associazioni e movimenti cittadini vari e partecipata da due persone bangladesi, guarda caso propretari di negozi, lavanderie e Beb in zona Libertà.

Un’ assemblea creata principalmente per chiedere più sicurezza e controllo, proponendo più polizia per risolvere il problema, quella volta si parlava di italianx biancx quindi il tutto si è risolto e sfumato con l’arresto di questa “Baby gang”. Ora la situazione è diversa, lx “colpevolx” questa volta sono colpevoli anche di essere persone razzializzate, senza gli stessi privilegi riservati ai “criminali bianchi”, dando sfogo al razzismo di stato che si fa scudo dietro la continua militarizzazione delle piazze che abitiamo.

Il sindaco Vito Leccese, grande sostenitore della causa palestinese, con cui si lava la coscenza e spera di guadagnare consenso rempiendosi la bocca di belle parole e riempiendo le piazze durante i presidi per la Flotillia, durante uno dei tanti vertici sulla sicurezza, ha parlato di CARA e di CPR:  :” Il nostro territorio ospita un Cpr, ospita un Cara, però abbiamo grandissime difficoltà poi a livello di amministrazione comunale a gestire momenti di integrazione successiva alla presenza nei Cara, per questo vorremmo che ci fosse un approccio di sistema, perché senza di questo non si va da nessuna parte. È troppo semplice scaricare la responsabilità sul sindaco…”:. 

È la prima volta che Vito Leccese parla di Cpr, e da come ne parla sembra che non sappia nemmeno cosa siano.

Evidentemente i Cpr sono meno di moda della Palestina, e quindi il primo cittadino di Bari, che tanto si spende per i fratelli e le sorelle palestinesi, parla con tranquillità di un lager presente sul territorio, affiancandolo a parole come “integrazione” e comparandolo ad un CARA (effettivamente anche i CARA sono luoghi di tortura e semi-detenzione amministrativa) forse senza sapere o ignorando che proprio nei lager come quello barese spesso ci finiscono anche Palestinesi. solo qualche mese fa è diventato uno “scandalo” la detenzione di tre persone palestinesi nel Cpr di Palazzo S. Gervasio.

Chissà se sentiremo mai Vito Leccese tuonare parole in solidarietà a lx reclusx torturatx nei Cpr, se ne chiederà mai la chiusura come ha fatto con il consolato Israeliano; se chiederà che i porti di Bari e Brindisi non siano mai più usati per il progetto di trasformare l’Albania in una colonia penale, come ha chiesto che le università cittadine fermassero i loro accordi con l’entità che occupa la Palestina. 

Per ora Vito Leccese ha chiesto al nuovo rettore dell’università Aldo Moro di rendere piazza Moro la piazza dell’università, con la speranza di togliere l’ennesimo spazio a chi in quelle piazze trova il modo di guadagnare qualcosa da clandestinx, uno spazio dove ritrovarsi e auto organizzarsi per andare avanti in un sistema razzista.

“La piazza dovrà essere bonificata dalle presenze «moleste» che per troppi mesi l’hanno caratterizzata (gruppi di stranieri di etnie spesso in contrasto tra loro, spacciatori, parcheggiatori improvvisati) e aprirsi ad un pubblico ampio che possa circolare liberamente anche in tarda ora”

Qualche settimana fa nel quartiere di S.Berillo a Catania c’è stato un blitz che ha portato al fermo di 82 persone, in seguito a dichiarazioni e denunce da parte di stampa e comitati razzisti.

é notizia recente dello sgombero violento di una palazzina del quartiere.

A Bari come a San Berillo, territori del sud italia e colonie dello stato, non permetteremo che in nome di un decoro fantoccio, estrattivismo e devastazione dilaghino nei nostri territori e sui nostri corpi.
 sempre solidali con gli harraga, con chi nelle piazze e nelle strade ci vive e resiste.