Note su anarchia relazionale e galere

Il carcere fa schifo, e oltre alle disposizioni del giudice in quanto a restrizioni, interviene anche il patriarcato.
La famiglia eteropatriarcale rimane l’unica intermediaria legalmente valida a ricevere tutte le comunicazioni che vanno dal giudice ai legali.
Impedendo e rendendo difficile un percorso collettivo.
Dopo anni a cercare di allontanarci dall’idea della famiglia tradizionale e cercare con difficoltà di decostruire e ricostruire tutto quello che abbiamo imparato dalla nascita sulle relazioni monogame, romantiche ed eteronormate, che rientrano in tutti i binari di genere che cerchiamo di ridurre in frantumi con chiacchiere e autocoscenze, ci ritroviamo a scegliere chi tra gli affetti deve firmare un foglio in cui si dichiara di essere lx fidanzata dellx nostr amic in gabbia.
Quando la scelta basata sulle gerarchie è una delle cose, che, per chi vive l’anarchia relazionale viene totalmente rifiutata.
Le gerarchie non esistono e l’amore tra le amiche ce lo immaginiamo come un grande cerchio in cui siamo tutt sulla stessa linea, una linea molle e volubile, che si muove in maniere diverse, con rapporti declinati in base ad accordi che si autoalimentano e autorigenerano, vivendo le giornate assieme.

“Signor giudice la mia polecola è al gabbio ci deve accettare i colloqui insieme, mica separate!”
Skerzi a parte, fa davvero male non vedere riconosciute le proprie relazioni.

Noi questo stato lo vogliamo in frantumi con tutti i suoi costrutti e regole di merda, la legge non ci rappresenta e manco la concezione di famiglia tradizionale, che guarda caso nel momento in cui si entra in carcere diventa l’unica interlocutrice.
Chiudere tutto all’interno delle 4 mura di casa è una violenza, e violento è lo stato che non permette deviazione.
La galera è pesante, per chi sta dentro e per chi sta fuori. Il lavoro di cura è costante, da entrambe le parti, e se tutto questo peso grava su genitori e familiari diventa un peso insormontabile, economico ed emotivo.

Per non parlare poi, di chi questo privilegio non ce l’ha. Perché le famiglia o non ce le ha più o sono lontane, lontanissime e irraggiungibili. E quindi le persone rimangono isolate, senza un supporto emotivo e materiale, perché le informazioni, a chi sta fuori e non è riconosciuto in quanto tale, non può averle e non é dato sapere neanche queste persone dove si trovano e come stanno.
Parlo delle persone in movimento, corpi che vengono quotidianamente criminalizzati e rinchiusi in galere e cpr. Le comunicazioni dai cpr sono piu semplici a volte, ma se vengono trasferiti in carcere e non c’è nessunx familiare fuori, recuperare i contatti diventa difficile, quasi impossibile.

Il processo di allontamaneto dagli affetti, quelli non riconosciuti come importanti e fondamentali è la prima mossa infame che lo stato attua sulle ame recluse, perchè la solidarietà fa paura, l’amore , la sorellanza e la vicinanza ad ogni costo fa tremare lo stato, debole e solo, siamo potenti e fortissime insieme, piu di qualsiasi tribunale e magistrato, siamo la forza che farà crollare le mura infami e deboli che rinchiudono corpi.

La nostra quotidianità era fatta di amore, di nanne strett nei letti insieme, di carezze, baci e abbracci , di spazi messi in ordine e disordine in base a come e quanto tempo volevamo dedicare alle nostre amicizie. Decostruire la gelosia , la monogamia , il patriarcato, il machismo e l’eteronormatività di cui siamo intrise sin dalla nascita è un processo lungo e che fa anche male, ed era la strada che stavamo percorrendo.

Il pugno nello stomaco che forzatamente ci riporta a subire la violenza patriarcale che vuole sovradeterminare affetti e relazioni è l’ennesima dimostrazione di quanto lo stato sia viscido e violento verso le nostre vite. Violenza alla violenza e morte allo stato.

VIOLENZA ALLA VIOLENZA
MORTE ALLO STATO

Dopo aver scritto questo testo e aver parlato con amiche che stanno vivendo in modo simile la repressione dei propri affetti, Ă© nata l’idea di scrivere una zine.
L’istituzione rende meccanici tutti i rapporti che in realtĂ  sono umani, a prescindere da quale tipo di relazioni si sceglie di vivere.

Se ti va di realizzarla insieme e mandare un contributo, scritto o disegnato sul tema, questa Ă© la mail: fuocoaicprpuglia@distruzione.org
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I contributi rimarranno anonimi
Baci anarchici