
A. una persona migrante, è stato nel cpr di caltanissetta 2 mesi e 25 giorni. A 5 giorni dalla presunta data in cui sarebbe dovuto essere liberato, è stato deportato nel cpr Gjader in Albania, dove ha trascorso 25 giorni nel lager. Lì ha cominciato a manifestare contro quello che gli stava succedendo – ha anche vissuto il suicidio di due compagni di cella – ma la soluzione di operatorx e psichiatrx è stata la somministrazione di enormi quantità di psicofarmaci, rivotril e lyrica, per sedarlo; fino a che, non l’hanno dichiarato non idoneo al trattenimento.
Una volta riportato in Italia, a Bari, con l’intenzione di richiuderlo, ancora una volta, nel cpr di bari-palese, durante la visita psichiatrica al pronto soccorso è stato ritenuto non idoneo alla vita in comunità ristretta (cpr) – e così, i medici del pronto soccorso, senza alcuna perizia psichiatrica svolta in presenza di un mediatore culturale, l’hanno fatto uscire, abbandonandolo per strada.
È stato, quindi, rilasciato dalla questura con ordine di allontanamento dall’italia.
Alcune persone hanno trovato A. sdraiato per strada, in stato confusionale, in crisi di astinenza da psicofarmaci, senza cure mediche adeguate; A. non sapeva neanche dove si trovava. Chiamata l’ambulanza, hanno riconosciuto il nome e hanno rifiutato l’intervento, dicendo che era già stato lì quella mattina. La soluzione? Mandare due volanti della municipale.
Dopo alcune pressioni fatte agli sbirri, decidono di richiamare l’ambulanza, e, fortunatamente, mentre erano in strada per capire cosa fare, è passata una persona arabofona che ha aiutato a comunicare con A.
L’ambulanza ha deciso di riportarlo in ps, ma, una volta lì, hanno ridotto la situazione al fatto che A. avesse bevuto ed era ubriaco.
Tutto questo è un cane che si morde la coda: si tratta di una sistemica mancanza di assistenza. Il sistema, al posto di accogliere, è studiato per distruggere psicologicamente e negare le cure a queste persone.
Con insistenza, A. è riuscito ad ottenere una perizia psichiatrica con una mediatrice volontaria, e i medici hanno ritenuto opportuno il ricovero in reparto per alcuni giorni.
Le quantità di psicofarmaci che gli hanno fatto assumere in albania gli ha creato una dipendenza da essi, provocandogli stati di ansia, paranoia e insonnia.
questo, come gli avvenimenti della scorsa settimana a bari e brindisi, sono solo degli esempi di come le cure mediche, la decenza umana e l’assistenza sanitaria all’interno dei lager italiani (e non) siano un’anomalia, totalmente a discrezione della singola persona che in quel momento lavora come personale sanitario.
Il sistema ti costringe a delle condizioni di salute disumane: o con psicofarmaci, o contringendoti ad atti autolesionisti; perché la salute medica é l’unica cosa a cui appigliarsi per poter uscire. Nei lager il potere si rapporta senza mediazione sui corpi, privandoli di qualsiasi dignità. L’unica carta che possono giocarsi le persone dentro è farsi male, mutilarsi . e “anche se sei forte ti distruggono mentalmente” dice A., non augurando questi mesi di inferno neanche al suo peggior nemico.
I sanitari hanno un ruolo centrale nella macchina della deportazione: sui documenti medici i cpr sono chiamati comunità ristrette, ma sappiamo tutt di cosa stiamo parlando? la diffusione della verità, delle torture inflitte, e della disumanizzazione attuata é fondamentale per sottrarre le persone in movimento dai lager di stato. A gjader, in albania, i detenuti non hanno telefoni personali, e neanche una cabina telefonica comune con cui comunicare all’esterno. sono isolati e silenziati, lontani da persone amiche e famiglie.
vogliamo vedere questi lager bruciare
fuoco ai cpr
fuoco a tutte le gabbie
P.S. sappiamo bene come i reparti ospedalieri di cui parlavamo prima solo solo un’altra gabbia , e che l’influenza sulle scelte ed i percorsi di vita attuata da professuonist e istituzioni (non solo repressive / poliziesche) hanno un ruolo fondamentale nel tentativo di controllo, attuato con la presunzione di sapere cosa sia meglio per le altre vite, affidandole ad un sistema colpevole e complice del razzismo e delle torture di stato.
IL SISTEMA ti rende dipendente dagli psicofarmaci per non permetterti di dare fuoco alla gabbia in cui sei rinchiuso , ed è LO STESSO sistema che dice di volerti aiutare, chiudendoti in un altra gabbia e continuando a riempirti di medicine, ignorando libertà e autodeterminazione.
Il posto da cui A. voleva andarsene dal primo giorno di prigionia (psichiatria) è lo stesso che ha permesso che fosse abbandonato in mezzo alla strada in crisi d’astinenza, è lo stesso che convalida i trattamenti nei Cpr, è lo stesso che non entra nei Cpr se la polizia gli dice di non farlo.
Ci piacerebbe fare una riflessione anti-psichiatrica , ma vorremmo prendere tempo per approfondire alcuni aspetti affrontare la discussione in modo collettivo .
Contro ogni gabbia, contro ogni TSV/TSO, lx pazzx siete voi!!