STATO ZEBBI: ARRESTI E PERQUISIZIONI PER IL CARNEVALE NO PONTE DI MESSINA

NAPOLI
Il 9 settembre alle ore 20 G scende da un bus a Napoli insieme ad una compagna e mentre prendevano gli zaini sono statx accerchiatx da 6 digossini e 3 poliziotti. I digossini chiedono i documenti ad entrambx dicendo che è un normale controllo di polizia, lx compagnx fermate riconoscono due Digos di Bari che negano di conoscerli e sapere di cosa si tratta. Dopo pochi minuti dicono che G. doveva salire in macchina con loro per essere portato in questura, per una notifica. G chiede di chiamare l’avvocato e gli viene negato dicendo che se ne occuperà direttamente la digos, una volta in questura G. decide di chiamare e gli viene sequestrato violentemente il telefono, lo stesso succede alla compagna. Gli sbirri insistono per andare in questura, per una notifica erogata dalla questura di Lecce a G., e la compagna richiede di andare insieme per avere informazioni su cosa sta succedendo. Dopo lunghe tarantelle e intimidazioni, vengono perquisitx e portatx in questura in due macchine diverse. Una volta arrivatx G. è portato in una stanza assieme ai digossini, e la compagna viene accompagnata nell’ufficio di un’ispettrice. Passano 6 ore nelle quali nessunx dice niente alla compagna, che piu volte chiede cosa sta succedendo, quanto tempo ci vuole, se puo vedere G. All’ una G informa la compagna di essere in arresto per fatti relativi al Carnevale No ponte di Messina, senza aver ancora mai parlato con il suo avvocato e senza sapere di cosa è accusatx.
Dopo poco viene ammanettato e portato in carcere a Poggio reale.

Non ci bastava la digos di Bari mo’ pure quella di Messina.

BARI
Alle 22.30 del 9 settembre A. usciva da un locale con due persone e fin da subito sono state notate due macchine appostate lì nei pressi. Erano auto della digos che prontamente si sono accodate alla macchina in cui c’era A. e l’hanno accerchiata: una davanti, una dietro e una terza sul lato. La digos a quel punto ha dichiarato che si trattava di un normale controllo di polizia smentendosi, però, subito dopo perché hanno comunicato che avrebbero portat A. in Questura per una semplice notifica, sequestrandogli il telefono e impedendogli di sentire l’avvocato. Hanno detto ax compagnx di non preoccuparsi perché sarebbero stat avvisat una volta in Questura e che avrebbero telefonato loro all’avvocato. Pare, inoltre, che la rimessa in moto della macchina sia stata rallentata per evitare che questa seguisse l’auto in cui c’era A. Scopriamo poi che invece di essere portat in Questura A. ha subito due perquisizioni: una nell’abitazione di residenza e l’altra nel domicilio. Le informazioni che abbiamo relativamente alla seconda è che, oltre ad esserci stati 5 digossini più l’avvocato d’ufficio, sono stati visionati gli spazi comuni, hanno provato a guardare dentro la stanza di uno dei coinquilini e sono stati sequestrati dei telefoni, un computer, un quaderno e delle bombolette spray. In più durante la perquisizione è stato detto ad A. di portare dei cambi con sè perché sarebbe stat portat in carcera non prima però di passare la notte in Questura e fotosegnalazione in Commissariato. L’unica informazione ufficiale che riceviamo è alla mattina, ben dopo 12 ore dal “normale controllo”, dall’avvocato d’ufficio che ci informa del trasferimento di A. in carcere. oggi, il 12 settembre è fissato l’interrogatorio di garanzia e ieri pomeriggio ci sarebbe dovuta essere una chiamata con l’avvocato, ma questo non è avvenuto. A. è da due giorni in custodia cautelare e ancora non ha potuto confrontarsi con il suo avvocato.

La mattina dell’11 A. è stato spostato al carcere di Potenza, pensiamo come forma di punizione a seguito del saluto di solidarietà portate da alcunx compagnx sotto il carcere di Bari la sera del 10. Durante il saluto c’era come usanza un dispiegamento di celere e digos, che ha più volte minacciato lx compagnx di denunciarlx.
Non sarà questo a fermare la solidarietà e la rabbia.
Restiamo vicinx allx compagnx arrestatx, in quella piazza c’eravamo e continueremo ad esserci, unite contro il ponte, a difendere con i nostri corpi ed i territori colonizzati vittime di devastazione e soprusi.

IN UN PICCOLO PAESE DELLA PROVINCIA DI BARI
Alcunx compagnx, hanno ricevuto la notizia dell’arresto di altrx tre compagnx G., A. e G. Questx, infatti, erano statx arrestatx rispettivamente a Napoli a Bari e a Varese, tuttx con molteplici accuse relative al corteo “Carnevale No Ponte” avvenuto a Messina nel marzo 2025. Una volta ricevuta la notizia, lx compagnx hanno deciso di incontrarsi in una casa privata. Intorno alla mezzanotte, poco dopo aver raggiunto l’abitazione, lx compagnx hanno sentito bussare violentemente e ripetutamente alla porta. Sei agenti della DIGOS hanno intimato di uscire velocemente dall’abitazione. Una volta fuori hanno specificato di avere un mandato di perquisizione per la compagna S. S. assieme ad un altro compagno sono statx caricatx nelle macchine della DIGOS e condottx all’abitazione dove risiede S. Una volta entratx nell’abitazione, gli agenti della DIGOS sono raddoppiati. Inoltre è apparso evidente fin da subito che la metà degli agenti non proveniva da Bari. Come si legge dalle carte, sei di loro provenivano da Messina e l’obiettivo della perquisizione, oltre alla chiara intimidazione, era quello di recuperare materiale inerente alle indagini contro lx compagnx arrestatx. L’atteggiamento della DIGOS è stato quello di sempre, arrogante, violento e prevaricatore. L’abitazione è stata completamente rivoltata per sequestrare, oltre a due maschere di carnevale, dei poster e degli opuscoli di stampa anarchica. Intorno alle 01.30, dopo la perquisizione S., assieme ad un altro compagno, è stata portata nella questura di Bari per degli accertamenti, effettuare le foto segnaletiche e depositare le impronte digitali. S. ed il compagno che l’aveva accompagnata sono statx lasciatx liberx di andare solo dopo le 5 del mattino.

VARESE
Verso la mezzanotte di martedì 9 settembre, una decina di sbirri, tra cui qualche faccia nota della digos di Varese, è entrata nella casa di un nostro compagno. Hanno circondato le persone presenti intorno al divano obbligandole a stare sedutx e hanno subito ritirato i telefoni che hanno trovato in giro, senza dare informazioni o mostrare alcun mandato. L’unica informazione comunicata era che si trattava di notificare un avviso di garanzia. Hanno iniziato una perquisizione superficiale della casa, distraendo dai loro movimenti le persone presenti e intimando loro di stare fermx, pertanto la perquisizione è avvenuta senza che nessunx compagnx potesse sincerarsi di cosa stesse avvenendo nelle stanze accanto. La richiesta di poter contattare unx avvocatx è stata negata subito: “Non è un film”, hanno risposto. La sbirraglia si è mossa indisturbata fra tutte le stanze della casa, senza comunicare nulla di quanto preso e lasciato. Hanno chiesto a Guido tutti i suoi altri dispositivi, sequestrando computer, tablet, un altro computer e il telefono. Dopo essersene appropriati, hanno detto a Guido che doveva andare in questura con loro. Inizialmente sembrava fosse solo per verbalizzare la perquisizione, ma alla richiesta di spiegazioni non davano risposta. Gli hanno poi detto di preparare una borsa con dei vestiti, aggiungendo in seguito che doveva portare cinque cambi con sé. Le motivazioni su quanto stava accadendo venivano date solo in seguito alle azioni, con modalità confuse e arroganti. Alla domanda sul perché dovesse essere portato in questura e passarci la notte, due degli sbirri presenti si sono fatti riconoscere, chiedendogli se si ricordasse di loro. Il compagno non ricordava, quindi, scambiandosi prima uno sguardo e poi la domanda “glielo diciamo?”, gli hanno rivelato di essere gli sbirri di Messina e gli hanno consegnato il foglio con le accuse (violenza) che hanno portato al suo arresto. Queste sono riferite ai fatti avvenuti durante e dopo il corteo NoPonte di marzo. Hanno aggiunto la frase “il collega ha ancora il braccio rotto”.  Per queste accuse hanno proceduto con la notifica dell’applicazione di una misura cautelare. Non siamo riuscite a leggere che tipo di misura nello specifico. Al momento Gui si trova nel carcere di Varese: sappiamo che dovrà rimanerci perché entro cinque giorni gli verrà fatto un interrogatorio di garanzia. Evidentemente ci vien da aggiungere che se da Marzo il braccio del collega è ancora rotto, probabilmente “era già così”.

Queste intimidazioni da parte dello stato non ci spaventano. Non faremo mancare la nostra solidarietà allx nostrx compagnx detenutx. FUOCO AD OGNI GABBIA! SIAMO TUTTX NO PONTE!

FUOCO ALLE GALERE, TRIBUNALI E MAGISTRATI
TUTTX LIBERX HURRYIA
SOLIDARIETÁ ALLX COMPAGNX RECLUSX

IL PROGRESSO CI DISTRUGGE, DISTRUGGIAMO IL PROGESSO